Non pensavo che mi sarei ridotto a scrivere sull’autobus che va al lavoro.. Ma ok ho circa 10 minuti prima della destinazione.
Vivo in un posto tranquillo, dove si vedono le mucche che pascolano e le risaie. Il niente a perdita d’occhio. Ma no che non sono così in campagna. Anche se dipende dalla direzione in cui mi muovo.
La mia vita è in questo dedicata in primis al lavoro, la mia ragazza, weekend di calma e tranquillità. Non mi turba neanche più andare alla stazione il weekend e aspettare la prossima metro per un’ora perché ora ho un mezzo, né dover prendere un mezzo per andare dovunque, neanche tanto vedere quel picchio con la faccia da schiaffi a ogni angolo.* Ora che è estate, sento pure le cicale frinire. Che per me erano unicamente un simbolo legato alle estati passate a Marina Romea e a Riccione con i nonni, specialmente a quel vialetto alberato che sbucava sulla spiaggia tanto desiderata.
Quello che mi pesa è non trovare l’energia che scorre nelle vene quando si cammina per Tokyo, i mille eventi che ci sono ogni giorno (anche se poi non si ha mai tempo per partecipare), i quartieri dedicati al più remoto bisogno. Gente di Tokyo, che convivendo con milioni di persone, ha imparato a svolgere il proprio lavoro nel modo più conciso e efficiente. Gente di Tokyo, che spesso ha lasciato la propria famiglia e magari la propria patria in cerca di università e fortuna. Gente di Tokyo, solitaria in fondo, ma che nasconde questa inquietudine con estrema destrezza, e ne lascia trapelare giusto quel poco da risultare piacevole.
Ebbene sì, sono un “city boy” come si dice da queste parti. Vissuto e cresciuto in città, ho assaporato l’emozione di vivere in una delle città ritenuta più sensazionali al mondo. E non posso far altro che pensare che un posto del genere sia adatto alla terza età che privilegia calma e tranquillità ai ritmi sfrenati della città.
E un giorno lascierò questo posto per vivere nuove avventure. Almeno prima di finire a sfornare bambini come pagnotte e a indossare crocs tutto il giorno.
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