Cambiamento

Un problema che mi ha sempre dato del grosso filo da torcere: quando una persona deve decidere di cambiare sé stessa? 

Innanzitutto, si può cambiare sé stessi?

Di sicuro è naturale pensare ad un cambiamento che, può essere naturale, dopo un avvenimento, o forzato a valle di un azione di miglioramento.

Ah, opportuna premessa per chi teme di cambiare: anche se cambiate sarete sempre voi stessi. Cioè è il vecchio sé stesso che ha fatto il cambiamento: ha cambiato sé stesso per un nuovo sé stesso. Alla fine si è sempre sé stessi.

Ne è la riprova che il sé stesso di un lustro fa non sia il sé stesso di adesso.

Appurato il discorso che si rimane sé stessi anche cambiando: qual è il motivo per cui uno dovrebbe decidere di cambiare? Alla fine del cambiamento ci deve essere una ragione logica per desiderare quel cambiamento. Si tratta di una promozione, di un amore, o di una passione, paura? Questa è una delle chiavi di volta, se il gioco vale la candela. 

Il punto abbastanza complesso è: bisogna cambiare qualcosa dentro o fuori? Con “fuori” escludo le altre persone: è pressoché impossibile cambiare qualcuno, soprattutto nel modo sperato, contando le variabili che vengono in gioco nel problema “vita”. Perché le persone sono scatole nere, molto complesse, dove un input può essere elaborato n volte con n filtri prima di produrre un output, di cui non si aveva la più pallida idea. Nota dolente per i tanti che cercano di cambiare gli altri, rifiutandosi, tra l’altro, di cambiare sé stessi.

Quindi fuori o dentro?

Per cambiare fuori intendo cambiare lavoro, fidanzata/o, città etc. Se uno cambia sempre l’ambiente circostante, si potrebbe pensare che non ha dei valori stabili, non si impegna, si rifugia in qualcosa di nuovo sperando sia meglio. Quando invece potrebbe essere che ha bisogno di un cambiamento interno.

Al lato opposto, chi trova sempre il suo nuovo sé stesso è flessibile sì, ma allo stesso modo, viene considerato passivo, malleabile, con poco personalità, scarsa originalità. Un pò come due facce di una stessa medaglia.

Secondo voi quale è la risposta?

Io, non sono sicuro di averla ancora trovata. Non penso neanche che ci sia una risposta giusta o sbagliata, ma le scelte che facciamo sono semplicemente le conseguenze di elaborazioni del nostro cervello che in quel momento, per come siamo e per le informazioni che abbiamo a disposizione, ci sembrano le più sensate.

C’è sempre la questione dell’equilibrio, tra due forze opposte, tra il bene e il male, yin e yang e chi più ne ha più ne metta.

                                                                    Dove sta questo equilibro??

Ma quanto è difficile essere equilibrato, se è già difficile capire quale è il centro di un foglio: qui sembra di fare l’equilibrista tra due palazzi, nella speranza di non spiaccicarsi a terra.

E voi?

Artista: Ashpwright