Il problema di ogni uomo (risolvibile)

Qualche tempo fa passeggiavo per uno dei centri commerciali in Giappone e mi accorsi di una cosa un po’ peculiare. Le panchine erano piene e non c’erano posti liberi.

La cosa peculiare? Che c’erano solo uomini seduti. Da ragazzi ad adulti, anche semi-bambini, che non so esattamente cosa voglia dire.

In realtà in Giappone c’è una grandissima separazione dei sessi: da dove i segni ci sono, come le terme le carrozze della metro, a dove non ci sono, i caffè per otaku = solo uomini, i caffè con i paffe dolciosi = donne, catene fast food stile Giapponese = solo uomini, stesso vale per i concerti a seconda delle band etc.

Ma non sapevo delle panchine.

Poi vidi il negozio davanti al quale erano seduti.

Un negozio di vestiti.

Feci per guardare dentro, ed in effetti erano tutte donne: ecco che l’equazione torna.

Hanno fatto un errore madornale, quello di sedersi sperando che le donne escano prima dal negozio o che possano scontare una pena abbreviata: poveri ignari.

Così stanno solo causando l’effetto contrario.

Miei cari amici uomini, ho speso la vita a cercare di risolvere questo problema, sento di poter dare qualche consiglio a riguardo. Non vi preoccupate, non vi servono delle abilità particolare, basta seguire qualche semplice consiglio.

Mettiamo che vogliamo minimizzare il tempo dall’entrata in negozio all’uscita.

Nessun vincolo di spesa, sarebbe troppo difficile da risolvere, inoltre sono sicuro che molti di voi farebbero di tutto per cavarsela con qualche minuto in meno.

Sostanzialmente bisogna ottimizzare il numero di vestiti che guarda al minuto, per far sì che se ne provi qualcuno e che tra quelli che prova ci sia qualcuno che la convinca. Ci sono quindi alcuni accorgimenti da seguire.

1 prendetele la borsa, è molto più difficile sfilare vestiti con 5 kili su un braccio, non è mica un allenamento di Dragon Ball

2 prendete i vestiti che le interessano e portateli voi, di questo se ne sono accorti molti negozi che distribuiscono sacchetti alle donne in difficoltà

“Come sto con questo vestito?”

Qualunque cosa che dirai potrà essere usata contro di te.. – sento una voce nella mia testa.

“Ma non è come tutti gli altri con cui hai riempito casa?” potrebbe essere una buona media della prima risposta che viene in mente: evitate.

“Sì.. sei bellissima tesoro”

Siete fregati, se rispondete così ed è una bugia probabilmente vi ha già scoperto.

Se invece non è una bugia, e probabilmente non lo è, beh al prossimo vestito cosa rispondete? Al secondo “sei bellissima” vi dirà “hai detto la stessa cosa per il vestito di prima”.

Adesso cosa siete, dei fashion stylist e vi mettere a dare consigli sui i gusti degli altri??

3 Diventate la ragione, la parte logica, ossia l’emisfero sinistro.

Ho una teoria (non confermata) che le donne utilizzino principalmente l’emisfero destro, quello legato ad immagini e sentimenti, quando entrano in un negozio. Secondo me è l’unica strategia per approcciare quelle montagne infinite di vestiti, senza nessuna apparente categorizzazione. Può intimorire chiunque, personalmente non saprei neanche io da dove incominciare.

Mi ha sempre incuriosito come decidono di muoversi in un negozio e quando decidono di uscire: “C’era anche quella pila di vestiti che non ha ancora visto, chissà perché l’ha evitata..”

Noi invece, possiamo aiutare a connettere anche l’emisfero sinistro per aiutare nelle decisioni, linguaggio binario e robe simili, insomma quello che ci riesce meglio. Qualunque cosa che direte dal punto di vista logico, basata su fatti, non dovrebbe inoltre urtare la loro sensibilità.

Se vi chiede sui colori: “Anche questo è bello, però mi sembra che tu abbia colori simili a casa. Cosa ne dici di questo?”

Due tessuti diversi: “Guarda questo è un po’ troppo pesante, adesso che fa caldo. Sei sicura che vuoi aspettare Autunno per mettertelo?”

Se la vedete persa: “Ricordami, cosa è che siamo venuti a cercare?”

Alla domanda: “Secondo te quale di questi due vestiti è meglio?”

-Senti ma.. quanto costano?

-Mmm.. aspetta è, 30 e… 180

-Ahhhh ok. Scusa quale hai detto che è quello da 30??

Da un punto di riduzione dei tempi, quello da 180 potrebbe avvicinarvi sensibilmente all’uscita del negozio. Non lo escluderei a prescindere, in ogni caso chiedere il prezzo può aggiungere un’informazione utile per la scelta.

-Ah però 180 è un po’ caro per questo qualità. Non pensavo costasse così tanto. Penso che sceglierò quello da 30

-Come vuoi tu tesoro.

Dovrei più o meno esserci con i concetti principali.

Oh, se proprio volete stroncare le possibilità sulla nascita, potreste sempre provare.

-Dai, oggi andiamo a fare un giro in centro!

-Sì guarda.. vorrei andare ma… ho un mal di pancia tremendo!

Così state solo rimandando il problema, ben venga qualunque cosa che possa darle un po’ di soddisfazione. D’altronde non è per quello che scegliamo di stare con qualcuno?

O sotto la borsa o con la borsa. Non dimenticatevi però che ogni volta che entriamo in un negozio di vestiti sarà una battaglia. Ma ci sono delle strategie per le sopravvivenza.

Non riesco a trattenere un piccolo ghigno quando esco con la mia compagna soddisfatta e vedo ancora la stessa fila di uomini di quando sono entrato.

Maschilista, io

Il femminismo potrebbe sembrare un movimento, che con i suoi mezzi, serve a far valere i diritti delle donne in una società che non da pari diritti.

Ma è veramente così? È la scorciatoia che ci può portare a quell’uguaglianza? Che cosa è l’uguaglianza? 

Quando ero in Giappone, era un po’ tutto diverso. Certo ci sono le quote rose, lady first etc. ma non c’era una così grande pressione come in Italia. Fa strano vero? Da Italiani, sentirsi dire che c’è più pressione sociale in Italia che in Giappone.

In Giappone c’erano circa il 15% di donne al management nel 2014, percentuali un pò basse come le nostre. Sempre nel 2014 però, il 46.9% delle donne lasciano il lavoro dopo il primo figlio: il contesto è quindi un pò diverso da quello Italiano. Interessante sarebbe vedere come è stata presa questa scelta. Altrettanto interessante era vedere le mogli dei miei colleghi che gestivano le finanze di casa e davano la mancia per poter comprare la merenda in ufficio. Who run the world?

Qui si grida allo scandalo parlando di quote rose. Mi fa un pò strano la mancanza di contesto: ad esempio ci sono aziende di ingegnera dove la maggior parte delle persone sono uomini. Questo è dovuto al fatto che la l’ingegneria è ancora una materia più vicina agli uomini (anche se sta cambiando anno per anno) e nel 2021 le laureate in ingegneria in Italia sono il 16.1% del totale.

Ma non sono tanto i numeri, quanto come questo tema viene trattato che inquieta. Sono capitate un po’ di cose assurde da quando sono qui… 

Il tipo della metropolitana che mi respinge indietro ai tornelli e mi chiede di far passare prima mia moglie. O la tipa alla cassa che grida: “questi uomini, non capiscono niente!” quando faccio per avvicinarmi a pagare il conto. C’è chi si inventa un asterisco alla fine di tutt* o chi si inventa parole come femminicidio (per ora mi dà ancora errore ortografico), per descrivere gli omicidi delle donne come se fossero complotti da parte di sette di uomini per discriminarle (quando invece è che gli uomini sono violenti e trascorrono la maggior parte del tempo con le donne).

Oramai quello che era normale una volta, passare prima da un tornello perché si è più vicini, o usare la lingua italiana come la si ha imparata, diventa uno sgarbo al genere femminile.

Cioè anche gli uomini hanno le loro difficoltà. Magari hanno successo a lavoro, ma le strigliate che si beccano! E in casa? Lo sapete quanto è difficile fare i mestieri, trovare una cosa, tenere ordinato, cucinare, per non parlare di multitasking!! Fuori invece, se non offrono da bere vengono subito scartati, se offrono gli viene detto che vogliono solo mostrare che guadagnano di più.

A parte gli scherzi (che non sono tanto scherzi) capite quanto è pericoloso affermare “le donne devono fare il doppio della fatica per arrivare dove sono gli uomini!”? Quindi tutte le donne manager hanno lavorato il doppio degli uomini, a quanto pare. Siamo un passo falso dal dire “La razza ariana donna è superiore”?

Ma poi che cosa è questa uguaglianza? Se fai passare una donna per prima, considerandola speciale, non la stai considerando “diversa”? Le femministe vogliono essere considerate uguali o speciali? Sembra po’ una forzatura considerare due cose diverse uguali.

Vi faccio una proposta, che ne dite se iniziamo a guardare le cose per quello che sono? Che mediamente gli uomini sono più forti e violenti, che mediamente le donne invece sono più aggraziate, hanno maggiore doti per la crescita dei bambini (“the definitive book of body language” o vari studi su empatia), magari predisposizioni ad altre materie etc. ma che alla fine quello che conta è la persona che abbiamo davanti, indipendentemente che sia uomo o donna. Magari la si smette di parlare di luoghi comuni e si prendono le cose caso per caso.

Non credo che schierarsi tra donne e dire che gli uomini sono cretini sia la scorciatoia per l’uguaglianza. 

Da chi cerca di vedere la persona che si ha davanti per quella che è, questa generalizzazioni mi fa paura. Poiché si spara alla folla, non mi sorprenderebbe se mi beccassi un proiettile solo per essere nato uomo da chi, sull’orlo del fanatismo, continua a gridare “gli uomini” e “le donne” nelle sue arringhe.

Pro uguaglianza, non solo fra sessi, suggerisco solo che questa lotta può essere combattuta un pò più intelligentemente.

Se in questa società distorta, ci sono solo due tipi di persone, i femministi, o chi non è con loro ovvero i maschilisti, allora io sono sicuramente maschilista.

Dati sul Giappone: Gender Equality Bureau Cabinet Office, https://www.gender.go.jp/about_danjo/whitepaper/r01/zentai/html/zuhyo/zuhyo01-02-12.html

Dati su Italia: https://www.cni.it/media-ing/news/226-2021/3814-in-italia-ci-sono-sempre-piu-donne-ingegnere#:~:text=Sulla%20base%20dei%20dati%20elaborati,totale%20dei%20laureati%20in%20ingegneria.

Immagine: Artista Zhuzhu

cosa è il matrimonio?

Cari amici, spero di non offendere nessuno con questa chiacchierata che vorrei tenere con voi, se pensate che il matrimonio a venire o venuto, sia il giorno più importante della vostra vita, lungi da me farvi cambiare idea, quindi tenetelo ben in considerazione quando leggerete questa storia.

Per me il matrimonio è un bel giorno da passare con i cari e con la propria metà, un modo per ufficializzare qualcosa di già ben consolidato, e niente di più.

Anche se mi sono ben preparato sull’argomento, non vi nascondo quanto mi senta ingenuo a riguardo. Se significa qualcosa di diverso da questo, forse non sono abbastanza grande per capirlo, o forse è solo perché non sono abbastanza donna.*

Innanzitutto è doveroso restringere il campo: in giro per il mondo esistono moltissime tradizioni diverse tra loro, certe volte alquanto interessanti da conoscere (in Cina i matrimoni vengono scelti accuratamente secondo i periodi dell’anno e del giorno) alcune volte altrettanto opinabili (in Somalia si possono avere fino a quattro mogli, decise anche prima della nascita) altre volte un poco inquietanti (in Danimarca lo sposo lascia la stanza per permettere agli uomini non sposati di baciare la sposa e viceversa).

Ma qui mi vorrei riferire solo al nostro piccolo Stivale.

Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.” afferma la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. Prima no? Almeno in teoria, dovrebbe essere sempre così.

Il matrimonio rende legittimi i figli nati. Ma dai, la distinzione tra figli “legittimi” e “naturali” è una farsa! Ogni figlio è legittimo dei propri genitori, infatti l’articolo 30 della Costituzione recita così: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.

Il matrimonio è una promessa. Prima questa promessa non c’era? Significa che una coppia matura e che ci tiene non prova a fare di tutto per stare insieme e per risolvere i problemi? Che quindi scegliamo di spendere il nostro tempo con chi non vale il matrimonio?

Il matrimonio, in particolare per alcune culture come quella Scandinava, rafforza il concetto di famiglia. Non ci sarebbe niente di male in questo, la mia esperienza in fatto di matrimoni -è sì, sono stato sposato innumerevoli volte- insegna che è molto facile litigare quando si tratta di spartire i beni di chi non c’è più e che non serve un matrimonio per considerare qualcuno come parte della propria famiglia.

Forse il matrimonio aveva senso, tempo fa, quando il contesto era diverso, ovvero quando le coppie già ci provavano a mettere a posto le cose e quando era necessario per ricevere l’approvazione della propria famiglia.

Ma oggi, dove nel 2010 si sono verificati 490 casi tra separazioni e divorzi ogni 1000 matrimoni, dove i credenti sono sempre di meno e dove le relazioni extra-coniugali avvengono sempre più frequentemente e sempre prima nell’età, io proprio questo matrimonio non lo capisco.

Spulciando tra gli aforismi ho trovato che Schopenhauer, che a dir il vero ci è sempre andato pesante con le affermazioni, scrive:

Matrimonio significa sperare di afferrare un’anguilla, da bendati, in un cesto di serpenti 

Mentre Byron, che mi è sempre piaciuto, con un pizzico di ironia, fa riflettere su un aspetto molto importante.

“Se Laura fosse stata la moglie del Petrarca, pensate che lui avrebbe scritto sonetti tutta la vita?”

Il punto è che se il matrimonio può dare sicurezza, d’altro canto può decretare la morte di quell’istinto di perpetuazione, che costituisce soprattutto i primi momenti di un rapporto, e che spinge l’individuo a fare sempre il meglio per l’altro (e naturalmente anche per se stesso perché l’amore è un pizzico egoista).

Io adesso, a mio modo di vedere, mi sento già sposato seppur senza anelli, senza abiti eleganti e senza neanche un matrimonio.

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NOTE:

*se fosse così, visto che in media le donne percepiscono il mondo esterno con l’1% di ragione ed il 99% di materia oscura, tutto quello che ho scritto sotto non avrebbe nessun senso.

FONTI:

ISTAT per i dati sul matrimonio http://www.istat.it/it/archivio/66665

http://it.wikiquote.org/ per gli aforismi

Wikipedia, principalmente, per le informazioni riguardo ai matrimoni http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

DeviantArt per l’immagine http://browse.deviantart.com/art/Marriage-Proposal-341003886

La mia portinaia

Miei cari amici, oggi vi vorrei parlare di un elemento chiave nella società del giorno d’oggi, sia per me, sia per molti altri altri condomini, la mia portinaia.

Innanzi tutto qualche cenno storico. Dovete sapere che, in un tempo molto lontano, non si sentiva il bisogno di creare questa figura. I nostri ignari antenati non si rendevano conto dell’importanza, dato che si limitavano a scoprire le cosuccie da niente, come il fuoco e la ruota. D’altronde li capisco, all’inizio si era tutti un pò nomadi, ed una portinaia non avrebbe avuto modo di ambientarsi.

In realtà la prima proto-portinaia nasce nel XVIII secolo da quei geniacci degli Illuministi. Poco dopo hanno inventato i cancelli automatici, e nonostante questo ruolo fosse inutile, un pò per pigrizia, un pò per indifferenza, si è tramandato fino a giorni nostri. La grande svolta è avvenuta alla fine del XX secolo, quando qualcuno ha deciso di spedire un pacco tramite Internet.

Bhè, da quel giorno in poi la storia la conoscete.

Lei è il mio angelo custode. Colei che ammicca ogni volta al postino con i pacchi, li accompagna al calduccio e ben lontano dai malintenzionati e me li consegna dolcemente “Firma qui”.

Generalmente posso affermare di poter dire ciò che penso, con più o meno diplomazia a seconda di chi ho davanti, a parte in questo caso.

Il potere che ha su di me è fortissimo, tanto è vero che potrei definire quelle poche occasioni di relazionarci come un rapporto simile a quello che c’è tra un Faraone ed un servo, dove il servo sono io, naturalmente.

Tuttavia tra me e lei è molto più complicato di così, esiste una relazione di amore-odio che tutt’ora fatico a spiegarmi.

Da una parte mi infastidisco nel vedere quando chiude qualche minuto prima, quando non è puntuale la mattina e quando mette quel cartello “torno subito”.

Dall’altra sono sempre attento a lusingarla con commenti del tipo:

  • Come sei raggiante questa mattina!!
  • Come sta il tuo dolce cagnolino?
  • Grazie per la tua gentilezza infinita!

Tanto che sto iniziando a crederci.

Io penso che portinaia si nasca, non si diventi. Innanzi tutto devi avere un nome da portinaia, vanno bene tutti i nome che finiscono con un diminutivo.

Poi devi voler che il tuo lavoro stia a meno di quindici passi dal tuo loft, se no non va bene.

Poi non devi aver nessuna voglia di lavorare.

A parte gli scherzi penso di provare una certa ammirazione per questa persona, non per i suoi anni sulle spalle, o il suo cane insulso, o il balcone sempre in bella vista. E non credo sia neanche perché mi autoconvinco dei complimenti che le faccio.

Probabilmente è che non mi sarei mai potuto immaginare una portinaia diversa

Giuse, Giuse, quante ne abbiamo passate io e te! I nostri incontri di nascosto alla Lidl, quando mi hai fatto sparire quella maglietta per punirmi, quando sono venuto a citofonarti e hai mandato tua figlia a dire che non eri in casa.

E poi che numeri che hai fatto, quando hai intercettato quel pacco che doveva arrivare a nome della mia ragazza, quando tutti ti davano per sconfitta “l’avrà rispedito indietro” mi dicevano, oppure “io non ci spererei se fossi in te”.

E invece tu no, tu no Giuse, sei uscita allo scoperto dalla tua cupola di vetro e hai detto QUESTO E’ MIO, LASCIATELO QUI cacciando quegli sciacalli di Bartolini.

Forse è proprio tutta quella tua umanità che mi ha portato a volerti bene.

Un poco mi rattrista, sapere che a breve le nostre si divideranno, dopo tutti questi anni.

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Ps so bene che una porta blindata da interni liscia non ha nessun senso in questo post (mi rifiuto di citare la fonte), purtroppo non mi venivano altre idee.

Donne..valle a capire

Poi giuro che non parlo più di donne.

Ma questa ve la devo raccontare.

Oggi mi sono sentito chiedere da una amica di una mia amica, che neanche conosco, la prima intendo, una domanda a trabocchetto.

Tu che sei un ragazzo, secondo te, se un ragazzo mi ha detto che io e lui stiamo prendendo troppa confidenza, è in senso positivo o in senso negativo?

Allora. All’inizio devo ammettere che mi sono trovato un pò difficoltà, l’unica cosa che sono riuscito a dire, dopo qualche secondo di silenzio è stata:

Emm.. Scusa?

Allora tu che sei un ragazzo, se uno mi dice che io e lui stiamo prendendo troppa confidenza, è in senso positivo o in senso negativo? Comunque lo ha detto ridendo, è.

Adesso mi è molto più chiaro, certamente. All’inizio ho perso tempo a pensare alla prima parte della frase, “tu che sei un ragazzo..” Perché io non mi sento mica un clone, e di certo che cavolo ne so cosa pensa una persona che non ho mai visto in vita mia.

Cercando di sorvolare su questo piccolo, ma fondamentale dettaglio, mi sono concentrato sulla seconda parte della frase. Non avendo abbastanza elementi per rispondere, da bravo ingegnere, le ho fatto qualche domanda in più.

Bhè.. (sforzandomi di sembrare naturale) mi dovresti dare qualche dettaglio più, innanzi tutto positivo in che senso? Tu cosa cerchi?

Io cerco una storia seria, ma sai come siete voi ragazzi, magari cercate altro..

Allora ho pensato, guarda che brava ragazza, cerca una storia seria. Ancora più motivato nel darle una mano, cercando con tutti gli sforzi di reprimere quello che mi distingue dall’italiano medio, e cercando di tirar fuori da me stesso quello che più c’è di comune nei ragazzi della mia età, le ho fatto un’ultima domanda.

Ma in che contesto ti ha detto quello frase, cioè cosa era successo poco prima?

Emm noi (e arrosisce) cioè si, noi l’avevamo appena.. cioè si lui si era appena vestito

Con quel pudore tutto femminile e quel “non so che” che mi coglie sempre in contropiede. A questo punto mi sono chiesto che cosa era servita tutta questa farsa. La risposta era alla luce del Sole, proprio sotto il suo naso e neanche se ne era accorta. O forse se ne era accorta, forse voleva mettermi alla prova, forse voleva solo passare del tempo, in ogni caso neanche ci volevo pensare. E mentre io cercavo di reprimere le mille domande che mi frullavano per la testa, come pretendeva che le potessi rispondere senza dirmi questo piccolo particolare? Che cavolo ci era andata a letto dopo una settimana se voleva una storia seria? Perché diavolo adesso non gli rispondeva al telefono? La mia risposta è stata secca, da vera persona senza cuore:

negativo.

L’ho guardata bene, mi è sembrato che accennasse una smorfia.

ecco vedete, anche lui ha detto negativo!! Uffa.

Donne. Se c’è una cosa che proprio non voglio fare nella mia vita, è capirle.

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FONTI: http://turntherightcorner.com/category/everything-else/clothing/

Ma chi ve lo fa fare?

Ma chi ve lo fa fare, a voi donne, di mettersi insieme a noi uomini?

Lo sanno tutti, che siamo degli esseri terribili.

Lo dimostra il fatto che non spremiamo il dentifricio dal fondo, che non pieghiamo gli asciugamani dopo averli usati e che a volte ci cadono le briciole dei biscotti su quello che avete appena pulito.

Perché questa è la cosa che più vi fa incavolare, quando mettiamo in disordine ciò che avete messo in ordine poco prima, nonostante nessuno ve lo abbia chiesto e nonostante l’altra persona si offra di riordinare. (Perché naturalmente c’è un tempo minimo per il quale le cose ordinate devono rimanere tali.)

E gli uomini hanno una predisposizione naturale per questo!

E questo è solo un assaggio della malvagità del maschio, tanto per fare un esempio, ci sono quelli che si infilano tra le coperte quando già state dormendo, dopo aver giocato alla Playstation, con mani e piedi gelidi che sembrano pezzi di ghiaccio e non vorrete mica beccarvi un raffreddore?

Ma chi ve lo fa fare di mettervi con noi?

Ma voi no, nonostante questi giorni chiari segni di malvagità, tendete a desiderare una relazione con il maschio.

Poi non vi fate andare bene niente.

Qualche giorno fa ho visto una cosa per la quale ho provato una forte solidarietà maschile.

Mentre mi aggiravo a casa di amici, ho visto un uomo fare qualcosa di assolutamente innaturale, ho visto un essere umano abbandonato al proprio triste destino, ho visto questa persona spogliarsi della propria dignità; per una donna.

E lo faceva, non solo cercando con tutte le forze di buttare giù due righe per la collana che le avrebbe consegnato, ma anche cercando ulteriori parole per chiedere “scusa” perché non era stato in grado di scrivere abbastanza.

E allora mi sono passati, come un flash, tutte le facce degli uomini eterosessuali nei negozi di scarpe e nessuna donna (intendo donna, non essere vivente non maschio appassionato del mondo videoludico) ai videogame per il proprio uomo, uomini che scarrozzano a destra a sinistra, offrono, si inchinano, aprono le porte, portano i fiori e così via..

In questa società, dove gli uomini hanno il potere, le donne glielo fanno credere, dove le donne richiedono parità, gli uomini dicono che c’è, ma quando gli uomini chiedono parità, alle donne fa comodo che non ci sia, non si capisce più niente..

..perché non cercare di abbandonare i propri ruoli da stupidoni insensibili e da streghe super mestruate? (ok, la seconda mi è venuta peggio) per condurre una vita un pò più serena?

Mi spiego meglio.

Stavolta mi rivolgo a voi, mie care donne di tutto il mondo, anche se ho parlato bene di voi soprattutto qui (sono ancora convinto di quello che ho scritto) mi è capitato molto più spesso di vedere uomini andare dietro ai “puntini sulle i”, piuttosto che il contrario, perciò faccio un piccolo appello, alla vostra sensibilità, meglio conosciuta tra i sessi:

ogni tanto provate a tirar fuori la flessibilità che, da qualche parte, è dentro di voi.

scarpe

Sempre che ci sia, in mezzo a questo casino.